Al Museo il calco originale del cranio fossile della foca ritrovata a Roccamorice nel 1870 e vissuta 23 milioni di anni fa

     

Da sinistra Lucio Zazzara, Maria isabella Pierigè, Alessandro D’Ascanio, Antonio D’Angelo, Maria Adelaide Rossi, Beniamino Gigante.

Sabato 1 Giugno 2024 è stato un giorno davvero importante per il Museo dei Fossili e delle Ambre di San Valentino in Abruzzo Citeriore.

Un nuovo straordinario reperto si è aggiunto alle collezioni già presenti: un calco originale del cranio fossile di foca rinvenuto nella seconda metà dell’Ottocento, a pochi chilometri ad oriente di Roccamorice, in una miniera a cielo aperto di calcare bituminoso. Il cranio di foca dall’arcata dentaria molto particolare, risale  al tardo Oligocene-Miocene inferiore (circa 23 milioni di anni fa). Esso è stato descritto la prima volta nel 1870 da Guglielmo Guiscardi che lo aveva ricevuto in dono dal signor Luigi De Sanctis. Fu chiamato Phoca gaudini in onore di Gaudin, uno studioso a lui caro. Da allora è conservato presso l’Università Federico II di Napoli.

Un recente studio ha rivelato che il reperto di Roccamorice, rinominato Noriphoca gaudini, rappresenta una delle foche più antiche conosciute fino ad oggi a livello mondiale.

La paleontologa Maria Adelaide Rossi che insieme al geologo Silvano Agostini hanno da sempre valorizzato le nostre collezioni, ci ha raccontato che la Noriphoca gaudini era una foca molto simile  alla “foca monaca” diffusa oggi nel bacino del Mediterraneo, nel Mar Nero e lungo le coste atlantiche dell’Africa. Viveva in ambiente caldo e raggiungeva i tre metri di lunghezza. La foca ci narra di  tempi passati e di come la nostra montagna madre la Maiella, formatasi  190  milioni di anni fa in un ambiente simile alle Bahamas con un mare salino e tropicale e una piattaforma carbonatica delimitata da brusche scogliere, conobbe col passare degli anni ambienti diversi  e una biodiversità unica e eterogenea.

Quando visse la nostra foca, la Maiella presentava panorami simili al  Mar Rosso dove si incontrano pendii deboli, inclinati e acque poco profonde. Il pinnipede aveva bisogno di una terra emersa solcata dai fiumi.

Ad accogliere il calco cosi prezioso oltre agli Amici del Museo, Antonio D’Angelo, sindaco di San Valentino che ha riconosciuto lo straordinario compito e lavoro dell’Associazione, capace di supportare ma anche stimolare l’azione dell’ Amministrazione. Evidenziando inoltre il contributo di collezionisti privati come i maestri orafi Giampiero e Fabio Verna che hanno messo a disposizione della collettività, cinquecento pezzi di ambre provenienti da tutto il mondo rendendo questo museo un unicum in Italia.

Hanno poi partecipato alla cerimonia il sindaco di Roccamorice Alessandro d’Ascanio che considera la Maiella non solo come un luogo fisico ma come concetto della stratificazione e sovrapposizione di paesaggi di esperienze umane di storia materiale e di vicende sociali.

Maria Isabella Pierigè in rappresentanza della Soprintendenza ABAP Chieti-Pescara, ha evidenziato quanto il museo sia ben curato e abbia una funzione prevalentemente didattica, gestito con passione dall’Associazione “Amici del Museo” che si apre a tutte le proposte in grado di migliorarlo. Ha sottolineato il lavoro della Soprintendenza che ha il dovere di tutelare  i patrimoni. Ciò non significa– ha aggiunto– tenerlo chiuso  ma avviare dei dialoghi costruttivi affinché esso possa essere valorizzato, esposto al meglio e fruibile dal pubblico.

Lucio Zazzara, Presidente del Parco Nazionale Maiella, ha fatto comprendere quanto i nostri luoghi non siano stati periferici ne semplicemente di  ricovero, ma ambienti dove si è insediato l’uomo europeo. Siamo nel centro del Mediterraneo, il luogo da cui sono partite molte cose è partito il pensiero perché dove l’uomo si ferma per tanto tempo si passa dalle esigenze più materiali a quelle più sofisticate, si passa al pensiero, al senso religioso, all’arte e alle espressioni più raffinate delle capacità umane. Nel territorio intorno agli scavi della Valle Giumentina, una miniera enorme di sedimentazione di tracce umane, si cerca di lavorare con tutti i mezzi per far emergere quello che sta diventando sempre più certezza.

Beniamino Gigante, Presidente dell’Associazione Amici del Museo dei Fossili e delle Ambre, conclude dicendo quanto  oggi sia stato “il primo vero giorno del nostro museo”, una data da ricordare, che conclude un ciclo di sedici anni, durante i quali il museo attraversato una serie di difficoltà superate grazie alle persone che vi hanno collaborato a incominciare dall’ex sindaco Antonio Saia che ne è stato il promotore. Queste le sue parole: Sono stati sedici anni impegnativi, però la soddisfazione è quella che oggi nel rapporto soprattutto con le istituzioni siamo riconosciuti come museo scientifico paleontologico, che è diventato riferimento nell’ambito della paleontologia in Abruzzo.

In conclusione la scoperta di questo importante reperto dimostra come l’ attività estrattiva non abbia impoverito il territorio  ma restituito un esemplare unico a livello mondiale.

L’Associazione “Amici del Museo dei Fossili e delle Ambre” insieme agli Amministratori del Comune di San Valentino e i relatori, sui gradini della Chiesa di San Nicola da Tolentino ( foto di Enzo Federico)